Dal Sito del comune di Rocca Grimalda
Enogastronomia
La vite, coltivazione prevalente in tutto il territorio, caratterizza con i suoi filari ordinati ed i colori accesi il paesaggio rocchese. Il piccolo borgo medioevale vanta una secolare tradizione nella produzione di vini di qualità. I vini della Val d'Orba erano infatti apprezzati già nell'antichità, e il profumato Dolcetto di Rocca fu cantato nell'800 dal poeta milanese Carlo Porta ed in epoca più recente dallo scrittore Mario Soldati. Oggi l'antica tradizione rivive in produzioni di altissimo livello, che ben si sposano con la rinomata cucina locale
La Peirbuieira
Sono molto gelosi a Rocca Grimalda della ricetta assolutamente segreta della Peirbuieira, un piatto di antichissime tradizioni popolari.
Alla famosa "Festa della Peirbuieira" potrete assaporarla per poi tentare di imitarne la ricetta (cosa assai difficile), la festa si tiene come da tradizione l'ultima Domenica di Agosto ed i 3 giorni che la precedono. Organizzata dalla Polisportiva Roccagrimalda ha suscitato nelle scorse edizione grande successo arrivando a coinvolgere 5000 / 6000 partecipanti.
Aziende Vitivinicole
L'attività prevalente sul territorio di Rocca Grimalda è la viticoltura. La morfologia collinare del territorio ed il clima favoriscono una produzione di alta qualità di Dolcetto d'Ovada DOC, Barbera Monferrato, Cortese Monferrato, Chardonnay, Brachetto Monferrato, Rosato e Chiaretto.
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La Lachera, il carnevale a Rocca Grimalda
Antichissima è la tradizione della Lachera, il carnevale del tutto particolare che ogni anno viene festeggiato a Rocca Grimalda, in provincia di Alessandria, a pochi chilometri da Ovada.
A sfilare per le strade del paese è infatti un corteo nuziale in piena regola, che attraversa il borgo tra la folla festante al ritmo di canti e balli, avvolto da fiori e nastri colorati, applausi del pubblico, schiocchi, tintinnare di sonagliere e coreografie tradizionali.
La leggenda voleva che il carnevale di Rocca Grimalda rievocasse l'opposizione del popolo allo ius primae noctis che il signore del paese esigeva sulle giovani spose. La verità, però, è che si tratta di un rito carnevalesco di propiziazione della fertilità, legato ad antiche tradizioni agrarie: un saluto festoso alla primavera, la rinascita della vita alla fine dell'inverno.
La Lachera si sviluppa intorno a tre danze: la Lachera vera e propria, danzata ininterrottamente durante il corteo dai lachè, i servitori, la cui coreografia è una ridicolizzazione grottesca dei signori e dei potenti (con copricapi a forma di mitre vescovili infiorate) e i loro movimenti sono continui saltelli verso la sposa senza mai riuscire davvero a rapirla.
In epoca più moderna si sono aggiunte anche la "curenta dir butei" e la "monferrina", danzate rispettivamente dai campagnoli e mulattieri.
Anche i personaggi del corteo sono precisamente definiti dalla tradizione: oltre ai lachè e agli sposi, ci sono i Trapulin, sorta di arlecchini che schioccano le fruste (scuriass) ai lati del corteo, e gli Zuav, due figure armate di spade e accompagnate da ballerine che scortano gli sposi e spesso li difendono dagli attacchi di Bebè, un personaggio ambiguo e inquietante a metà tra diavolo e buffone. Vestito di rosso rappresenta insieme al Guerriero l’elemento maligno del corteo: con le orecchie e corna di capra disturba i danzatori, insidia e ragazze, e cerca di corrompere il pubblico con le monete antiche contenute nella sua borsa di pizzo.
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